“Saccë na còsa cusèlla,
iè ffinë e tanda bbèlla…”, so una cosa cusella, che è fine e molto bella: è l’introduzione di ogni indovinello agromontese, indovinelli che vanno oltre il significato apparente delle parole.
CHIARËCÈḌḌË aveva strane “voglie” (LA MỤNDË), Ferrazzano il fuoco ardente (U FUÓCHË ARDÈNDË); andò (JIVË) per metterci la punta e ce la mise tutta quanta.
CHIARËCÈḌḌË è rappresentata dalla botte; Ferrazzano è, invece, lo strumento, ardente, utilizzato per spillare il vino dalla botte che finì interamente nella botte e non solo la punta.
L’indovinello si rifà ad una delle tradizioni più celebri: l’assaggio l’8 dicembre del vino novello, quella che ad Agromonte è nota come SPINNULICCHIË.